Venezuela. Il Donald americano forse pensava che destituire un presidente fosse come apparire in una puntata dei Simpson
Venezuela. Abbiamo creduto un po’ tutti alla destituzione di Nicolas Maduro. Ma se il destino attuale del Venezuela dipendeva dalla scelta dei militari, purtroppo per i contestatori di Maduro c’è una brutta notizia: l’esercito sta con l’erede di Hugo Chavez. Fine delle trasmissioni o forse no. Fatto sta però che la scelta delle forze armate, resa pubblica per voce di Vladimir Padrino Lopez, è quella di continuare al fianco di Nicolas Maduro. Padrino Lopez, per chi non lo sapesse è, dopo Maduro, l’uomo più forte del Venezuela: Ministro della difesa ma fondamentalmente capo delle forze armate. Già nel 2002 quando gli americani tentarono di innescare un colpo di Stato contro Hugo Chavez, Padrino Lopez rimase fedele al presidente in carica. E’ considerato un estimatore della rivoluzione bolivariana. Il Generale, ricompensato per la sua fedeltà, ha visto crescere il suo potere, prima con Chavez poi con Maduro, oggi è considerato uno degli uomini più potenti del Venezuela.
A questo punto una riflessione è d’obbligo. Qualcuno credeva veramente che bastasse presentarsi in piazza, alzare la mano destra e giurare dinnanzi ad una folla di sostenitori, come ha fatto Juan Guaidò, per cancellare in meno di 5 minuti 20 anni di chavismo? Qualcuno ha veramente creduto che potessero essere spazzati via in meno di 24 ore, con un semplice e banale giuramento pubblico due decenni di relazioni economiche intessute tra Stati, intrecci di potere, fitte convergenze di interessi tra politica, polizia, esercito, lobby economiche? Qualcuno ha realmente pensato, ad esempio, che Vladimir Padrino Lopez dopo aver ricevuto un potere sterminato da parte di Chavez e del suo successore Maduro potesse in un giorno qualunque di Gennaio indossare la maschera del voltagabbana per riconoscere come presidente un uomo che alzando la mano in piazza giura di essere da qual momento in poi il capo di una nazione? Forse qualcuno c’è: Donald Trump il presidente americano per il quale probabilmente le relazioni internazionali si riducono ad una puntata dei Simpson.
Se è vero che l’ago della bilancia erano i militari pare che il tentativo di destituire Maduro si avvii al fallimento. E questo sinceramente ci dispiace viste le condizioni di estrema precarietà del Venezuela. La rivoluzione bolivariana così come intesa da Hugo Chavez ha portato solo miseria e fame. Dispiace per il popolo venezuelano. Ma, signori miei, la sostituzione di un presidente come Nicolas Maduro, ritenuto tutt’ora da gran parte dei suoi connazionali erede della rivoluzione bolivariana , la defenestrazione del delfino di Hugo Chavez, non può essere organizzata in maniera così tanto superficiale. Donald Trump crede forse di vivere in un cartone animato dove basta pensare un’altra puntata per avere un lieto fine. Ma non è così.
Donald Trump ha creduto che spedire con spocchia un uomo in piazza ad autoproclamarsi presidente (come Napoleone!) per poi riconoscerlo un minuto dopo, sarebbe stato abbastanza per cambiare le sorti del Paese. Lo stesso Vladimir Padrino Lopez l’ha definita una azione risibile, se non fosse che di mezzo c’è il destino di un popolo. Un grave errore di calcolo. Tant’è che puntuali arrivano le contrapposizioni a livello internazionale. Cina, Russia e Turchia assieme a Messico, Cuba, Bolivia, Nicaragua, Iran e Siria si schierano con Maduro. Vi sembra poco? Non tanto poco per scatenare tensioni a livello internazionale inimmaginabili. L’hanno detto chiaramente: guai a chi pensasse di intervenire militarmente in Venezuela. Gli Usa sono avvisati. E così, quella che secondo Trump doveva essere una transizione veloce e più o meno indolore, rischia di diventare una ‘guerra’ di posizione senza un effettivo vincitore. Una situazione paradossale nata dalla superficialità di scelte azzardate. Una puntata di un cartone animato che poteva essere partorita solo dalla mente di uno come Trump.
Forse Trump si crede come Matt Groening, il ‘papà dei Simpson’. Ma il presidente americano, per quanto influente, non ha il potere di fare e disfare una storia con un semplice tratto di matita. Decisioni affrettate possono acuire le tensioni anziché volgere in meglio la sofferenza di un popolo. La storia del Mondo, delle relazioni internazionali, dei rapporti di potere, dei popoli, non sono un cartone animato dove il fumettista decide sempre per il lieto fine. Nicolas Maduro non è Homer Simpson ne tanto meno Boe. E Juan Guaidò potrebbe pure somigliare a Tex Willer ma non può salire a cavallo e sterminare i cattivi.
Il problema dell’immigrazione clandestina non si risolve con un muro al confine con il Messico, forse si, ma solo nei cartoni animati. La destituzione di un personaggio ‘pesante’ come Nicolas Maduro, per quanto auspicabile, non si può pianificare in maniera così semplicistica e affrettata. Non siamo ad un concorso di fumetti. Doveva essere studiata meglio, magari coinvolgendo sin dall’inizio i vertici militari ed altri esponenti dell’opposizione. La conflittualità venezuelana acuitasi con l’ulteriore crisi degli ultimi giorni non si risolverà ora con un tratto di matita o con una puntata pensata con il lieto fine. Insomma il mondo non può essere gestito come una serie televisiva di cartoni animati. Purtroppo Trump pare ancora non averlo compreso appieno.
TURI MONCADA
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