La questione idrica continua a tenere banco nel comune portopalese, tra acqua salata, polemiche, pozzi e manifestazioni d’interesse
Da oltre tre mesi il tema più gettonato a Portopalo è l’acqua che ha quasi monopolizzato le cronache giornalistiche del comune marinaro. I cittadini non ne possono più, la conducibilità dell’acqua che arriva nei rubinetti dei portopalesi è ancora elevatissima anche se il sindaco Gaetano Montoneri ha ribadito, analisi alla mano, che l’acqua non è inquinata. Le recenti dichiarazioni del titolare del pozzo di contrada Chiusa Conte, fonte anche di esposti e situazioni quantomeno anomale, vanno rilette con molta attenzione per capire bene come si è arrivati alla crisi idrica attuale che è figlia di scelte prese negli anni scorsi, esattamente nel 2015.
2015, Le scelte del sindaco Mirarchi e l’esultanza di Pachino
Sei anni fa, era il mese di settembre, Giuseppe Mirarchi, allora sindaco portopalese, annunciò a poco più di un anno dal suo insediamento, l’ottenuta autonomia idrica da Pachino. Come? Con l’acquisizione della condotta di Contrada Stafenna. Una condotta vetusta, piena di buchi e non a caso denominata “colabrodo”. Gli amministratori pachinesi rimasero prima increduli alla richiesta arrivata da Portopalo di cessione di Stafenna. L’avvocato Andrea Nicastro, vicesindaco e assessore della giunta del sindaco Roberto Bruno, in carica a Pachino da giugno 2014 a febbraio 2019, ha ricordato quel passaggio. “Rimanemmo sorpresi, – afferma Nicastro – conoscendo le condizioni di quella condotta. Vista l’insistenza del sindaco Mirarchi, con enorme sollievo demmo subito il nostro ok alla cessione. Portopalo ci sollevava dalla gestione di un catorcio che ci dava soltanto problemi. Ci mancò poco che brindavamo per la gioia”. Così, mentre a Portopalo si suonava quasi la fanfara per aver ottenuto la condotta di Stafenna (e con essa l’autonomia idrica), a Pachino festeggiavano per la scelta del Comune portopalese che toglieva un rottame a carico dell’Ente pachinese.
Le dichiarazioni di Corrado Celeste
Di recente, Corrado Celeste, proprietario del terreno dove si trova il pozzo requisito dal Comune nel 2015, ha ricostruito alcuni passaggi molto significativi per comprendere il problema. “La crisi idrica – dichiara Celeste – nasce dalle scelte dell’amministrazione Mirarchi. I problemi si formano sei anni fa con l’acquisizione della linea vecchia di contrada Stafenna. Una scelta a dir poco scriteriata e che stiamo pagando a carissimo prezzo. Anche un bambino avrebbe capito che Pachino ci stava appioppando qualcosa di fatiscente. Da quel momento cominciano i nostri guai. Da Contrada Stafenna in uscita partivano circa 25 litri ma nella condotta idrica portopalese entravano meno di 6 litri”. Celeste ha spiegato anche come andava utilizzata la trivella di contrada Chiusa Conte. “Era nata a sostegno di contrada Stafenna. Ai tempi del sindaco Fernando Cammisuli, da esami effettuati si era stabilito che l’acqua di Chiusa Conte si doveva miscelare con quella di Stafenna. Fino al 2014 tutto e andato bene. L’acqua che usciva dal mio terreno doveva restare a supporto, come era stato fatto da Cammisuli in poi e non c’erano problemi. L’amministrazione Mirarchi, purtroppo, fece diventare primaria la sorgente di Chiusa Conte, rendendola salata. Una scelta assurda. E’ notorio che tutte le trivelle in territorio portopalese se usate in modo improprio diventano salate. Come e avvenuto, purtroppo, a causa delle scelte prese dall’amministrazione Mirarchi. Ricordiamo tutti, inoltre, che ai tempi in cui non era sindaco, Mirarchi contestava la mia trivella dicendo che da li usciva acqua salata. Poi, quando e diventato sindaco, ha preso l’acqua che veniva tirata dalla mia trivella che, come detto, ha utilizzato in modo sbagliato. Errori che hanno creato le condizioni per la crisi di cui oggi stiamo vedendo i risultati. Il problema acqua, lo dico con cognizione di causa, nasce con Mirarchi al Comune. E’ storia. E’ bene ricordare ai portopalesi che la crisi idrica non è spuntata dal nulla nell’estate scorsa ma è frutto di scelte scriteriate prese sei anni fa. E non è vero che Portopalo ha sempre avuto problemi di erogazione idrica. Io conosco bene le dinamiche amministrative dal 1999 al 2014 e, a parte qualche screzio con il Comune pachinese, l’acqua da noi non e mai mancata”.
Giuseppe Mirarchi ha dichiarato al quotidiano La Sicilia che dopo aver rilevato un impianto idrico dalla fallita Sai 8, “per molti mesi, dal maggio 2014 si registrò una severa carenza idrica, furono impiegate delle autobotti private per sopperire all’emergenza. Pachino naturalmente prima doveva pensare alla sua città, Marzamemi compresa e poi in un secondo momento, quando era possibile si occupava di Portopalo. Questa storia si trascinava sin dal 1975 quando Portopalo diventa Comune autonomo e l’acqua restava sempre nella disponibilità di Pachino. Per sopperire all’emergenza ci siamo rivolti a un privato, che sin dal 2008 aveva dato in concessione con regolare contratto il suo pozzo sia all’Amministrazione Cammisuli, poi Taccone e poi Sai 8. Sulla scorta di questi principi decidiamo di fare ricorso al pozzo di Celeste e prima ancora ci siamo rivolti all’Ufficio igiene dell’Asp che stabilì che l’acqua era potabile e si poteva utilizzare”.
Sull’autorizzazione sanitaria al suddetto pozzo i consiglieri comunali Corrado Lentinello e Rachele Rocca hanno presentato nello scorso mese di agosto un dettagliato esposto alle forze dell’ordine e ai preposti uffici sanitari evidenziando l’assenza della predetta autorizzazione sanitaria per il pozzo di contrada Chiusa Conte. In un altro esposto, presentato pochi giorni fa, il consigliere Rachele Rocca ha sottolineato l’utilizzo del pozzo di Chiusa Conte nonostante l’ordinanza di interdizione, chiamando in causa direttamente l’assessore Gaetano Gennuso che nell’ultima seduta del Consiglio comunale ha difeso il proprio operato. E lo scontro politico continua.
Sertac
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