Gazzetta del Mediterraneo

Portopalo, la scomparsa di don Palacino, prete indimenticato della chiesa San Gaetano

Portopalo, la scomparsa di don Palacino, prete indimenticato della chiesa San Gaetano
02 dicembre
16:03 2017

Il parroco dalla tonaca sempre impolverata che ha lasciato a Portopalo ricordi indelebili e tante opere per la comunità locale.

di SERGIO TACCONE. Nelle ultime settimane la sua voce si era fatta sempre più flebile, quasi impercettibile. Aveva già da tempo compreso, don Calogero Palacino, che per lui si stava avvicinando l’appuntamento con l’Eterno, con quel Dio che aveva predicato e testimoniato con la sua vita spesa totalmente per il prossimo, per i sofferenti, per chi vive all’incrocio dei venti ed è bruciato vivo, gli indigenti e per quanti restavano indietro. Non c’è stato un attimo che, nei circa venti anni di servizio parrocchiale a Portopalo, lo si sia vista con le mani in mano. Le porte della parrocchia erano sempre aperte.

Don Palacino aveva sempre da fare, da lavorare, da predicare. La notte girava per cercare i giovani che rischiavano di prendere brutte strade e bruttissimi vizi. E non esitava, anche dall’altare, a denunciare certi fenomeni e ad ammonire le famiglie, invitandole a non abbassare la guardia in un territorio dove la droga, il consumo di alcol e la crescita di altre devianze registravano (e registrano anche oggi) andamenti in netta crescita. Caparbietà e testardaggine pari al suo grandissimo amore per la sua comunità, don Calogero realizzò dal nulla l’Oratorio Don Bosco di via Tasca, in un terreno dove non esistevano che pietre e terra. E di volta in volta aggiungeva nuove cose. Nacque così la Polisportiva OrSa Domenico Savio, nucleo originario di quella che oggi è l’Asd Portopalo. L’oratorio diventò la realtà pulsante e più viva del territorio dove sistemare anche la Misericordia con il suo servizio di ambulanza. Nei primi anni 90, quando a Portopalo si registrarono i primi arrivi di migranti, don Calogero da Raddusa era il primo ad arrivare, con un manipolo di persone di buone volontà, portando cibo, indumenti e una parola di affetto verso chi era appena approdato. Il volontariato organizzato, che dal 1999 divenne una realtà straordinaria di Portopalo, mosse con don Palacino i primi passi. Recuperò un tratto del centro abitato facendolo diventare il polmone verde del paese: l’Oasi di san Corrado a mare, area dove pregare e stare in silenzio e che a Natale il parroco destinava a location per il presepe vivente. Grandissima l’attenzione verso i bambini e il loro tempo libero.

Ideò le “Portopaliadi della Gioia” in pieno centro cittadino, con tanti ragazzi intenti a giocare e dove l’aspetto saliente non era vincere ma divertirsi e crescere insieme alla maniera di san Giovanni Bosco. Si deve a lui anche l’intuizione che portò all’edificazione della chiesa nuova di via Isonzo, completata nel 2014. Da un punto di vista storico e culturale fu il promotore delle ricerche nell’area archeologica di Scalo Mandrie e di contrada Cicogna. Non c’era argomento legato al passato di Portopalo che non conoscesse e cercasse di mettere in evidenza, anche con telefonate continue agli organi preposti sul versante della tutela. Ideò, nel 2006, il Premio di giornalismo e saggistica “Più a sud di Tunisi”, oggi appuntamento culturale di grande prestigio, capace di valorizzare il territorio di Portopalo in ambito nazionale.

Fu oggetto di una vergognosa campagna denigratoria, veicolata attraverso ogni mezzo di comunicazione, legata al naufragio del Natale ’96. Alcuni professionisti “cinici e senza scrupoli” della disinformazione lo accusarono di aver avallato l’omertà formatasi a Portopalo dopo la terribile tragedia in cui persero la vita circa trecento indiani, pachistani e cingalesi. Chi scrive riannodò tutti i fili di quella vicenda legati ai risvolti locali. Ne venne fuori un quadro molto chiaro che smentiva le tantissime voci (moltiplicate dal nefasto effetto del copia-incolla dell’era web) contro don Palacino. Il parroco si fece promotore anche di una raccolta di firme per chiedere il recupero del relitto. Firme che furono poi inviate al Parlamento italiano. Nel febbraio scorso, dopo la messa in onda della fiction Rai “I fantasmi di Portopalo”, dove fu descritto praticamente come un parroco privo di carità cristiana, ad alcuni amici confidò: “Ho dato tutto me stesso per il prossimo, il parroco descritto in quella trasmissione televisiva, che caccia i ragazzi e che compie azioni riprovevoli, non sono io. Vedere quella fiction è stato un colpo al cuore, mi sento profondamente ferito. Da uomo e da prete non posso non perdonare i miei calunniatori e ricordare le parole di Gesù: beato chi viene perseguitato per la verità”.

Tantissimi i messaggi di cordoglio, veicolati soprattutto attraverso i social network, per la scomparsa di un parroco che a Portopalo (ma anche a Modica) ha lasciato una traccia splendida ed incancellabile. I funerali si svolgeranno a Modica, lunedì 4 dicembre alle ore 15.30, nella Parrocchia San Pietro.

Sertac

(la foto a corredo dell’articolo è di Iano Capodicasa che ringraziamo per averla postata su Facebook)

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