A Caruso e Degliangioli il compito di far ripartire il settore giovanile portopalese
Buona la prima. Il 5-3 rifilato dal Portopalo under 17 al Real Belvedere ha dato entusiasmo ad un ambiente calcistico locale depresso per i risultati negativi della prima squadra. Al di là del successo (cominciare bene è sempre un buon segnale), al di là della “manita” di reti realizzata da Iacopo Chiaramida, quello che va evidenziato è la “ripartenza” del settore giovanile voluta dai vertici dell’Asd Portopalo attraverso la Scuola calcio San Gaetano. Il compito è stato affidato a Fabio Degliangioli e Giovanni Caruso, due ragazzi degli “Aquilotti” della Capo Passero dei primi anni 80. Quella realtà è rimasta nelle memorie di cuoio portopalesi: la polisportiva dai colori sociali gialloneri del maresciallo Enzo Giuliano e di mister Salvatore Lupo, sostenuta anche dal professor Carmelo Pisana, Paolo Caruso e Pippo Quattrocchi.
Giovanni Caruso è stato un playmaker, regista arretrato che non buttava mai un pallone, cercando sempre di servire il compagno di squadra meglio piazzato, forte di una visione di gioco e di fondamentali tecnici molto buoni. Degliangioli, invece, agiva da ala con un discreto tasso tecnico, guizzante e lesto nei dribbling. A Siracusa, al campo “Pippo Di Natale”, prima della sfida contro la Tyche Platan, valida per il torneo Aquilotti (categoria situata tra i giovanissimi e gli allievi), notò un avversario troppo avanti negli anni e gli disse: “Come si chiama tuo figlio?”. Era il modo per far capire agli avversari che il giochetto delle false identità per far giocare elementi più grandi e vincere più facilmente era stato scoperto e che nessuno a Portopalo portava l’anello al naso.
Oggi sono loro a suonare la carica per il rilancio del settore giovanile. La strada è lunga e difficile. Provarci è un dovere. Il buongiorno si vede dal mattino …
Sertac
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