I ricordi del portopalese Peppe Giardina che coordinò la raccolta di fondi e beni di prima necessità.
Il grande cuore di Portopalo batté forte anche nel novembre 1980 in occasione del terremoto dell’Irpinia. Sono passati 40 anni da quel sisma che devastò parte della Campania e della Basilicata (decimo grado della scala Mercalli, 6,9 di magnitudo). Un bilancio devastante: circa 280.000 sfollati, quasi 9 mila feriti e poco meno di 3 mila morti.
In tutta Italia partì una straordinaria corsa di solidarietà per aiutare le vittime del sisma, sollecitata soprattutto dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Anche la piccola Portopalo, nell’estrema propaggine sudorientale siciliana, si mobilitò e con risultati strepitosi. Uno dei più attivi in quei giorni di 40 anni fa fu Giuseppe Giardina, molto conosciuto a Portopalo e con un impegno sociale riverberatosi in più ambiti. “Ricordo quei giorni, – dice Giardina, 22 anni all’epoca dei fatti – il sindaco Peppino Burgaretta mi autorizzò a coordinare la raccolta fondi. Il punto in cui far convergere gli aiuti era il salone parrocchiale della Chiesa san Gaetano. I portopalesi risposero in modo strepitoso, offrendo indumenti, generi alimentari a lunga conservazione e tutto quello che era stato indicato come necessario dal governo italiano”.
Venne messo a disposizione un camion dove si allocarono tutti i beni raccolti da consegnare in Irpinia. “L’autocarro era dell’amico Corrado Lauretta che fu il guidatore. – prosegue Giardina – Partimmo in tre, c’era anche Enzo Scala che ho avuto per molti anni come collega al Comune di Pachino. Arrivammo a destinazione e ad accoglierci c’era l’assessore di un Comune colpito dal sisma. Momenti che sono rimasti indelebili nella nostra mente. Sentivamo la gioia di aiutare chi stava soffrendo. Di quei giorni ricordo il freddo che trovammo in Campania. Tornammo a casa con la consapevolezza di aver fatto la nostra parte, come il resto dell’Italia. Portopalo non si è mai tirato indietro: in Irpinia come prima in Belice e dopo in Abruzzo. I portopalesi non sono mai mancati”. Un cuore grande
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