Gazzetta del Mediterraneo

Pachino, a teatro i perseguitati del football

Pachino, a teatro i perseguitati del football
03 dicembre
18:27 2016

Viaggio attraverso il Novecento con l’attore Davide Sbrogiò in scena con il cantautore Ugo Mazzei

Un viaggio attraverso il Novecento, con il football come filo conduttore. Storie di calciatori, di persone perseguitate da dittatori e regimi sanguinari ma che hanno lasciato una traccia indelebile nel grande romanzo del football mondiale. Puro teatro di narrazione: questo il progetto portato in scena al Politeama di Pachino dall’attore Davide Sbrogiò, superlativo nell’alternare il tono drammatico a  quello comico, districandosi senza indecisioni e con grande stile attraverso le quattro storie scritte in punta di penna dal giornalista Sergio Taccone. A fare da colonna sonora live della serata l’eleganza e la profondità cantautorale di Ugo Mazzei, accompagnato da una band guidata dal tastierista Stefano Pettirossi e composta da Beppe Ripullo (batteria), Biagio Martello (basso) e Saro Guarracino (chitarre).

 

Prima tappa nell’Urss stalinista dove brillano le stelle dei quattro fratelli Starostin, fondatori dello Spartak Mosca, unico club di emanazione popolare. Finiranno perseguitati da Lavrentij Berija, il potentissimo capo della polizia sovietica. Un’odissea tragica, attraverso l’arcipelago gulag, conclusasi con la morte di Stalin nel marzo del ’53. Vlado Herzog e Joao Saldanha sono stati i protagonisti della seconda storia, ambientata nel Brasile governato dal regime dittatoriale tra la fine degli anni 60 e la prima metà dei 70. Herzog e Saldanha furono giornalisti ma soprattutto uomini con la schiena dritta, che non piegarono il capo ai dittatori pagando a caro prezzo – il primo con la vita, il secondo con l’esonero da Ct della nazionale – la loro integrità. “Saldanha, tornato nel frattempo al giornalismo, raccontò alla radio il trionfo dei suoi ragazzi. Senza alcuna amarezza perché i grandi uomini sono superiori a tutto, anche all’effimero sapore della vittoria”. I brani di Mazzei si intrecciano a meraviglia tra una vicenda e l’altra: “Lucciole sulla Salaria” (una storia di prostitute, altre perseguitate), “Libera” e “Demoni o Dei”. Il tutto con parole di presentazione mai banali ed arrangiamenti musicali di altissima qualità.

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Terza storia incentrata nell’Ungheria tra il 1953 e il ’56. Quella fortissima nazionale, con Puskas elemento di maggior classe, perse solo una partita: la finale mondiale contro i tedeschi, probabilmente dopati, prima che i tank sovietici ponessero fine anche al sogno di libertà dei magiari. “La nazionale ungherese degli anni 50 faceva nascere il gusto per il bello, diversi anni prima del Brasile di Pelè, dell’Olanda di Cruijff o dell’Argentina di Maradona”.

E nell’Argentina del 1978 si è concluso il viaggio di “Calcio Perseguitato”, con un Paese sotto il giogo della dittatura militare del generale Videla, con decine di migliaia di scomparsi, figli rubati alle madri poi gettate dopo il parto nel Rio de la Plata o nell’Oceano. Il regime, attraverso il mondiale di calcio, trasse una grande popolarità, resistendo al potere, perseguitando ed ammazzando ancora per alcuni anni i dissidenti. Fa capolino anche un giocatore olandese, quel Rob Rensenbrink che colse il palo all’ultimo minuto regolamentare della finale del mondiale, sul risultato di parità. E ai supplementari furono poi gli argentini a spuntarla, con Videla che consegnò la Coppa del Mondo al capitano albiceleste Passarella. “Feste gitane”, brano di Mazzei su Federico Garcia Lorca, è il miglior epilogo di un viaggio apprezzato dal pubblico pachinese che ha seguito con grande attenzione e quasi in religioso silenzio l’intera performance.

Un esperimento riuscito di “teatro di parola”, fuori dai canoni consueti. Del resto, capita molto raramente di sentire sul palco del Politeama di Pachino le poesie del grande poeta russo Osip Mandelstam. Veramente in me canta la tristezza. In realtà, la valanga è sulle montagne e tutta la mia anima è nelle campane. Ma la musica non salva dall’abisso”. Un plauso va dunque a Sbrogiò, Mazzei e Taccone, ribelli, sognatori e fuggitivi come i personaggi usciti dalla penna di Osvaldo Soriano.

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