Noto – La rissa di capodanno e i suoi risvolti hanno indotto Costanza Messina ad intervenire pubblicamente. Ex vicesindaco e assessore alla cultura dell’attuale amministrazione comunale ha seguito la vicenda e, affrontandola, ha tratto lo spunto per alcune riflessioni riguardanti la città e la politica affidate ad una lettera aperta pubblicata sui social network.
Riportiamo per intero quanto scritto da Costanza Messina:
“Taccio da tempo sulle vicende di questa amministrazione, che con altro spirito avevo contribuito a creare e che si é trasformata, mio malgrado, in un progetto personale anni luce lontano dal progetto programmatico-politico che i fondatori, me inclusa, avevano in mente e su cui, dopo anni di sacrificio e dedizione, ho smesso di sprecare tempo e parole.
Ma ogni cosa ha un limite e se finora ho lasciato correre, evitando critiche tutto sommato inutili e dedicandomi a cose più concrete e lontane, oggi non posso che reagire ai surreali seguiti giornalistici di questo capodanno e ad una amministrazione rimasta in vergognoso silenzio ma che poi, giusto il tempo di calmare le acque e forse proprio per ironia della sorte, torna a spendere pubblico denaro per promuovere quell’immagine della Città un attimo prima denigrata su scala nazionale senza che alcuno non dico spendesse soldo ma almeno battesse ciglio.
Comportamenti tra il ridicolo ed il vergognoso verso cui sento il dovere di reagire per la dignità e l’orgoglio di una Città denigrata senza motivo e senza onore da giornalisti senza etica né scrupoli e lasciata a se stessa, abbandonata da chi la rappresenta e dovrebbe tutelarla, valorizzarla, reagire con indignazione personale e pubblica e invece, vallo a capire, li invita, li ospita e, spero proprio di no, li acclama.
Capisco, caro Sindaco che, come per Don Abbondio, il coraggio uno, se non ce l’ha, non se lo può dare.
Ma mi viene allora in mente il dibattito cittadino di un mese, quello appena passato, concentrato sull’opportunità addirittura di una commissione d’inchiesta per verificare utilità e risultati dei tanti soldi destinati a promuovere l’immagine della Città ed il turismo, come quelli appena stanziati giustappunto per ‘comunicazione istituzionale’, laddove basta un primo venuto che abbia “un paio di contatti giusti” per cancellare a costo zero questo ipotetico risultato (costato centinaia di migliaia di euro per anno e di fatto frutto, piuttosto, del lavoro di istituzioni di ben altro spessore in un decennio) discreditando e diffamando la Città con illazioni e menzogne dettate da qualunque motivo, con una buona dose di fantasia gattopardiana e una discutibile deontologia.
Che si tratti dello scrittore/giornalista – che mente sapendo di mentire trasformando una rissa da lui stesso provocata in una lunga storia di intimidazioni mafiose – o che si tratti del giornalista/scrittore suo amico – che, non avendo conoscenza dei fatti, non senta la necessità di verificare così pesanti illazioni accostando la surreale vicenda (mai esistita e di tutt’altra natura) a reali e pesantissime storie di mafia e di persone, quali la signora Grasso che con dignità e coraggio la combatte per davvero nella sua Palermo -, di fatto, ecco che tutta la dinamica sulle spese in turismo e cultura e molta, molta comunicazione per promuovere l’immagine della Città, trova la sua naturale risposta nell’ardire fantasioso e malevolo di fortunati cantastorie dei nostri tempi che sulla visione tragico-romantica di una Sicilia irredimibile ci prendono lo stipendio ma, soprattutto, nel codardo silenzio, quello si omertoso (a discapito di cittadini e testimoni e del lavoro puntuale delle forze dell’ordine) di un primo cittadino che sa la verità e se non la sa ha il dovere di conoscerla e a prescindere ha il dovere di difenderla e invece lascia che si scribacchino calunnie su non innocue testate giornalistiche restando in disparte e in silenzio come se la cosa non lo riguardasse, senza nulla dire e, quando decide di dare una risposta (visto che la risposta, piaccia o no, deve darla) ecco che gli viene in mente “l’onorabile idea” di invitare a Noto l’aggressore di capodanno/vittima nella sua storia di violenza e mafia, proprio in occasione dello spettacolo “buttanissima sicilia”. E se pure lo spettacolo era perfettamente in linea con la storia romanzata proposta, e i due giornalisti/scrittori sono pure amici, qual era, sig. Sindaco, lo scopo dell’invito? chiedergli vigliaccamente scusa perché oggidomani non si sa mai (come suggerisce qualcuno)?!? fargli godere una bella serata facendolo ricredere del fatto narrato (coscientemente falso) e farlo rendere conto di quanto é invece bella la nostra terra (come suggeriscono altri)?
E se lo stesso autore dello spettacolo onora l’invito diffamando anch’egli la città proprio prima del suo arrivo, dando alle menzogne uno slancio nazionale (vedi “il fatto” di sabato 10 gennaio) per poi essere applaudito nel totale silenzio istituzionale – con l’unico gesto di mite dissenso degli assessori che reclamano confidenzialmente e se ne vanno (d’altronde, vista la scelta del Sindaco cos’altro fare?…) che vuoi che sia.. Come per il primo, anche per il secondo, il sindaco (senza imbarazzo?) lo accoglierà, magari foraggiando all’indomani, sempre candidamente per evitare ‘incidenti’, qualche campagna stampa per raccontarci, sulla cronaca locale (che riguarda noi e noi soltanto, attori e spettatori di noi stessi), di epiche vicende e di quant’e bella, per noi, la nostra Terra. Perché allora non affidare la comunicazione istituzionale (da sempre tema caldo in questa amministrazione) a quei giornalisti che ne scrivono così bene o all’amico dell’amico che oggidomani, appunto, non si sa mai? Sulla scia ormai chiarissima e già a suo tempo chiara, di una politica che se la canta e se la suona più per se stessa che per la Città.
Esattamente ciò che all’origine abbiamo aborrito e da cui era nato “Progetto Noto”.
Sapevo che era giunto il tempo di intervenire nell’ironico contraddittorio su Progetto Noto per ripristinare verità pubbliche che sembrano perse per strada e riallacciare il filo delle questioni irrisolte ma l’episodio in cui mio malgrado sono stata coinvolta come testimone e cittadina e la dinamica che ne è scaturita, inclusa la “risposta della nostra comunicazione istituzionale”, rappresenta uno stile della politica che, unita alle tante questioni di Sicilia rese allarmanti dall’era Crocetta, accelera e amplia il raggio di una scelta ben più seria e ormai obbligata: reagire o emigrare.
E ci sono “cose” che erano alla base del “nostro” progetto per il territorio da cui solo dopo è nata la tua candidatura, Sindaco, e che forse per questo ti mancano e non hai assimilato, “cose” che sono demarcanti in questo spiacevole episodio cittadino come sulle tante attualissime dinamiche di questa ‘povera’ Sicilia e diventano determinanti in questa scelta di fondo – andare o restare, tacere o parlare, fare o non fare e cosa fare – che non é questione politica, per come tu la intendi, ma scelta di vita: queste “cose” si chiamano valori – la lealtà, l’onestà, la dignità, l’orgoglio, il rispetto, il coraggio – e su queste le persone, a prescindere da ruoli e professioni, operano scelte che segnano un confine.
Questo era il punto di partenza della nostra idea per questa amministrazione e questo, che ti é mancato in questo episodio come in tutto il tragitto, era già stato il punto di arrivo del nostro rapporto, nonostante ogni speranzosa e reiterata fiducia.
Ma a parte Noto, che va difesa e amata concretamente e non come una pièce teatrale (sebbene la sua realtà spesso ci assomiglia) qui é in gioco l’immagine della Sicilia che pochi siciliani, figli d’arte, estro e curtiddio, dissacrano con fatti e parole senza rispetto per i molti che, pur sempre figli d’arte, estro e curtiddio ma con una buona dose di fede, civiltà e buon senso cercano di renderla ogni giorno un pochino migliore.
E se questo, nelle diverse sedi, é l’uso del potere, chi non vuole emigrare glielo dovrà levare.
In attesa di questo Santo giorno che chissà se mai arriverà, restano oggi pena e Vergogna e forse qualche altra geniale uscita sulla stampa.
Costanza Messina
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