Noto – Sulla ventilata ipotesi di chiusura di 8 sedi territoriali di Agenzia delle Entrate in Sicilia la pattuglia parlamentare di Possibile, con primo firmatario l’onorevole Andrea Maestri, ha presentato in data 1° giugno 2016 un’interrogazione al Ministro dell’Economia. Le sedi a rischio azzeramento sono Canicattì, Taormina, Gela, Milazzo, Patti, Modica, Castelvetrano e Noto. Il piano di ridimensionamento, presentato dalla stessa Agenzia in ossequio ai principi della spending review, risale ad ottobre 2015 e prevedeva la soppressione di 53 uffici periferici in tutta Italia. Le forti proteste di sindacati e forze politiche hanno portato allo slittamento di queste misure annunciato dal Governo a gennaio. Come si legge nell’interrogazione “nonostante la notizia diffusa, il 25 gennaio è stato soppresso l’ufficio territoriale di Milazzo in provincia di Messina, per le sue “sfavorevoli condizioni di funzionalità operativa e carichi di lavoro esigui, tali da non giustificare gli oneri connessi al suo funzionamento”. La chiusura non ha tenuto conto dei quasi due terzi degli abitanti della provincia (quasi 400.000 dei 650.000 circa) che si troverebbero costretti a rivolgersi al già sofferente ufficio territoriale di Messina”. Analoga sorte pende quindi sulle altre sedi siciliane interessate dalla riorganizzazione, senza tener conto della specificità territoriali. La chiusura dell’ufficio territoriale di Noto, ad esempio, comporterebbe disagi enormi, dato che la sua sede serve l’intera zona sud della provincia. In caso di chiusura, gli utenti sarebbero costretti a percorrere altri 40 chilometri per raggiungere il servizio centralizzato a Siracusa. La sua sostituzione poi con un semplice sportello di ricezione degli atti, avvilirebbe il territorio e i cittadini netini poiché ogni tipo di contestazione e chiarimento su notifiche o cartelle fiscali andrebbe comunque discussa presso la sede provinciale di Siracusa.
Nell’interrogazione si afferma che “la spending review applicata in questo ambito, oltre a rappresentare un risparmio irrisorio, provocherebbe l’abbandono del territorio e l’indebolimento della lotta all’evasione, oltre che pesanti ricadute sui dipendenti e i cittadini”. I parlamentari ricordano le parole pronunciate da presidente della Corte dei Conti nella sua relazione annuale a febbraio 2016, dove affermava che è stata finora “un parziale insuccesso“, con ricadute negative per i servizi ai cittadini, che il taglio della spesa “non è più solo riconducibile a effettivi interventi di razionalizzazione e di efficientamento di strutture e servizi, quanto piuttosto a operazioni assai meno mirate di contrazione, se non di soppressione, di prestazioni rese alla collettività“. L’interrogazione si chiude con l’invito al Governo a valutare di intervenire per interrompere il piano di tagli previsto da Agenzia delle Entrate su questo versante
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