Gazzetta del Mediterraneo

“I netini non sono omertosi!”, un testimone ci scrive della rissa di capodanno di cui ha parlato il famoso scrittore Cappellani

“I netini non sono omertosi!”, un testimone ci scrive della rissa di capodanno di cui ha parlato il famoso scrittore Cappellani
07 gennaio
18:07 2015

Noto – Una rissa la notte di capodanno in un locale del centro storico in cui rimane coinvolto anche il noto scrittore Ottavio Cappellani. Sulla rissa a scrivere è lo stesso Cappellani affidando i suoi pensieri ai social network e ad un quotidiano on-line.

Sulla vicenda un testimone, presente all’interno del locale durante la rissa, ha scritto alla nostra redazione raccontando quanto accaduto. Secondo chi segnala non ci sarebbe dietro alcuna intimidazione mafiosa nella rissa avvenuta la notte di capodanno, come invece è probabile sia avvenuto negli episodi legali alla famiglia dello scrittore, e i cittadini di Noto e quelli presenti in quel locale non sono omertosi.

Riceviamo e pubblichiamo integralmente quanto scritto:

“Scrivo questa lettera, in quanto, da cittadino di Noto, mi sono sentito ingiustamente offeso da un articolo pubblicato qualche giorno fa ad opera di uno scrittore catenese protagonista di uno spiacevole episodio, avvenuto nella mia città, durante la notte di capodanno. So di non possedere la tecnica compositiva di chi scrive per mestiere e per questo mi limiterò ad una semplice esposizione dei fatti che, a mio avviso, sono stati eccessivamente romanzati. Il caso volle che la notte in questione  mi trovassi nel locale quando scoppiò la rissa. La ricostruzione  che segue è frutto della mia esperienza visiva e di quella di alcuni amici. Sembra che un signore dai lunghi capelli bianchi e dalla folta barba, lo scrittore, nel tentativo di fare colpo su alcune ragazze del posto, col pretesto di difenderle,  e credendosi il braccio della dea Iustitia – non so bene se e in che modo possano essere state infastidite le suddette ragazze, questo potrebbero eventualmente chiarirlo loro stesse – abbia letteralmente preso le teste di due ragazzi facendole scontrare l’un l’altra, ragazzi che fino a quel momento non avevano ricorso alla violenza. Purtroppo per lui però, tali ragazzi erano persone che ben si adattavano al contesto di una rissa e molto poco a quello del locale, elegante e rinomato. Per capire con quali soggetti abbiamo avuto a che fare, essi  hanno – ahinoi – messo le mani su delle bottiglie di alcolici, riposte dietro il bancone, lanciandole contro lo scrittore, senza minimamente curarsi della possibilità di ferire anche gli altri presenti. Chi è della zona sa perfettamente che esiste una parte della popolazione netina che, sebbene abbia ottenuto la cittadinanza da tempo, non si è mai integrata con il resto della comunità. Vive quasi esclusivamente in quartieri ben noti alle forze dell’ordine e non è facilmente identificabile dal resto dei cittadini – io personalmente non ho idea di come si possano chiamare. Le persone presenti quella sera non erano, né sono, effettivamente a conoscenza dei nomi dei ragazzi in questione, dunque dubito vivamente che, in uno scenario siffatto, si possa parlare di “omertà”. Non è assolutamente mia intenzione difendere questi ragazzi perché la violenza va sempre condannata in ogni sua forma e sono stato testimone di scene da Far West davvero poco piacevoli, tuttavia penso che anche aggredirli di propria iniziativa, invece di rivolgersi alla security del locale presente all’ingresso, sia stato deprecabile. Il signore dalla folta barba bianca, una volta resosi conto di aver cacciato in un bel guaio se stesso e tutti i presenti all’interno del locale, approfittando della momentanea assenza dei ragazzi, andati alla ricerca di rinforzi, sembra si sia volatilizzato.  Di sicuro, però – questo l’ho potuto verificare con i miei occhi – uno dei suoi amici, dopo essere sfuggito dalle grinfie dei ragazzi tornati coi rinforzi, si è rintanato nella cucina del locale, dove a protezione della porta si trovava uno dei gestori del tanto bistrattato locale che ci ha messo ancora una volta la faccia – e tutto se stesso. Adesso, con un’amara battuta, viene da chiedermi quanto lo scrittore-martire abbia disdegnato “l’omertà” del locale e dei netini quando i ragazzi, armati di cinte, sono rientrati ancora una volta nel locale alla ricerca sua e del suo amico senza ricevere alcuna risposta dai presenti. Alla fine, nonostante le condizioni proibitive delle strade del centro storico – il paese era totalmente innevato – sono arrivate le forze dell’ordine a quietare gli animi, ma i ragazzi che brandivano le cinte ormai erano scomparsi, essendo notoriamente bravi in questo. In tutta questa faccenda però ci sono cose poco chiare. Mi chiedo come mai, sebbene fosse stato colpito da bottiglie e fosse in stato di shock, il signore dalla barba bianca non si sia fatto accompagnare dai carabinieri al pronto soccorso dell’ospedale Trigona – a soli 5min di auto – ma abbia preferito aspettare quasi due giorni per farsi visitare. Infatti il referto medico, “prontamente” postato su un social network dallo stesso scrittore, porta la data di giorno 2 Gennaio mentre la rissa è avvenuta nella notte tra il 31 Dicembre ed il primo Gennaio. Mi chiedo infine come mai, nonostante l’aggressione, sembra che lo scrittore dalla barba bianca non abbia ancora sporto denuncia alla procura, sebbene le forze dell’ordine fossero presenti già la sera in questione. Del resto in una cittadina di omertosi nessuno potrebbe mai confutare la sua versione dei fatti… Mi sorge il sospetto che, dopo un giorno e mezzo denso di acute riflessioni, abbia voluto cogliere la palla al balzo cercando di sfruttare quanto accaduto a suo personalissimo vantaggio, tentando di emulare il giornalismo di denuncia di Roberto Saviano. Sappiamo tutti quale sia il cancro della nostra terra e ciò non deve essere sottovalutato ma neanche indebitamente messo in risalto. Mi preme sottolineare che la Mafia non esiste esclusivamente in Sicilia – e i fatti di Mafia Capitale lo testimoniano –  e che tutto ciò che di criminoso avviene nella mia amata terra non deve essere necessariamente ricondotto alla criminalità organizzata. In questo caso si è trattato di una sciagurata rissa, fatto di per sé già gravissimo, e non di una intimidazione a stampo mafioso. Con questa ricostruzione non intendo giustificare gli aggressori o i fatti accaduti, ma spero semplicemente di riuscire a riabilitare l’onore della mia città e di un locale con pochi pari in tutta la Sicilia.

Preciso infine che preferisco non firmarmi rimanere nell’anonimato, non per viltà, ma poiché, a differenza dello scaltro scrittore, non sono in cerca di visibilità mediatica.  Semplicemente sono stato mosso dall’intento di fare chiarezza su questa sciagurata vicenda, fiducioso del fatto che i lettori saranno in grado di giudicare obiettivamente i fatti”.

 

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4 Commenti

  1. Salvo
    Salvo gennaio 07, 19:07

    Nessun commento di rilievo! Molto ben scritto, meglio forse del suddetto “sedicente” scrittore! concetti giusti che condivido appieno!

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  2. Giovanni G.
    Giovanni G. gennaio 08, 02:06

    non omertoso ma anonimo? Tra una persona che dice il falso con il proprio nome e una che dice il vero ma non si firma a chi credere?

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  3. Giuseppe
    Giuseppe gennaio 10, 16:44

    come dire.. questi scrittori e poeti con la barba hanno rotto le scatole e dovrebbero farsi gli affaracci loro o magari andarsene via. Meglio convivere con questi mafiosetti (che ovviamente nessuno conosce) e che si permettono di insultare, lanciare bottiglie and intimidire. Gran bella lettera.. complimenti.

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