Gazzetta del Mediterraneo

Calciopop, viaggio sentimentale attraverso il football

Calciopop, viaggio sentimentale attraverso il football
09 maggio
19:10 2018

Il giornalista palermitano Giovanni Tarantino è l’autore di un pregevole dizionario calcistico, con un’appendice sul mondo ultras.

di SERGIO TACCONE. Una summa sul calcio di ieri, dove il pallone stava al centro di tutto e gli spazi per il racconto erano ampi ed occupati da campioni e perdenti vestiti di sogno, tracagnotti capaci di mettere in difficoltà giganti e meteore durate lo spazio di uno starnuto ma amate dai tifosi. Calciopop, del giornalista palermitano Giovanni Tarantino, insignito in passato del Premio nazionale di giornalismo “Più a sud di Tunisi”, è un libro da tenere sempre a portata di mano, anche dopo averlo letto, come una guida preziosa. Un testo ricco di storie e aneddoti del calcio d’un tempo. Un dizionario sentimentale del pallone scritto in punta di penna da un “mendicante di bellezza” e rabdomante di storie di cuoio ad alto tasso letterario. Il libro, pubblicato dalla casa editrice palermitana “il Palindromo”, parte da un assioma: il calcio come componente importante della cultura popolare e non di ordine secondario.

Dalla A di Andy Capp alla Z di Zemanlandia: le pagine di Tarantino catturano l’attenzione sin dalle prime righe. Una scrittura asciutta, chiara, fluente, come si addice ad uno che nel suo percorso formativo ha letto i libri giusti. Tanti i collegamenti tra il calcio e la controcultura giovanile, le connessioni con la letteratura, i fumetti, i cartoni animati, la musica e il cinema. L’autore, tra le tante citazioni, ricorda la presenza, nel museo del Genoa, di un corridoio dedicato a Fabrizio De Andrè che fu grande supporter del grifone rossoblù.

Corto Maltese diventa la via maestra per spiegare la dimensione del tifo organizzato, ricordando Gian Paolo Ormezzano che, anni fa, si accorse, scrivendo un pezzo, che nel settore ospite dello stadio era presente un’immagine del personaggio inventato da Pratt, utilizzato dalle tifoserie delle città marinare e diventato anche il nome della boutique dell’ex capitano del Torino, Claudio Sala. Il filo conduttore di “Calciopop” è preciso: il football come storia e storie, tradizioni e colori dove la pronuncia del nome di una squadra fa scattare una reazione chimica cerebrale, con una prima percezione ancorata proprio al colore della maglia.

Tante le chicche presenti nel libro di Tarantino: dagli sponsor ad alto tasso di fidelizzazione degli anni 80, come Ariston e Barilla, a Luther Blissett, “il bombardiere di Falmouth”, brocco per antonomasia che vestì la gloriosa maglia del Milan in versione “piccolo diavolo” nella stagione 1983/84 ed il cui nome, successivamente, andò ad indicare un collettivo letterario della fine degli anni 90. C’è la storia di Juan e Teodoro Farenga, figli di un emigrato lucano, originario della provincia di Potenza, fondatori del Boca Juniors.

La passione per il futbol, quello degli scarpini rattoppati e dei polverosi campi in terra battuta, viene messa in evidenza citando il Palermo Calcio Popolare, compagine di terza categoria, subito promossa in seconda, e di altri club come l’Atletico San Lorenzo Roma, l’Ideale Bari, il Quartograd Napoli, lo Spartak Lecce e il Brutium Cosenza. Non dimenticando il Centro Storico Lebowski di Firenze e la curva dedicata a Moana Pozzi. Alla voce “Camus”, l’autore ci ricorda che attraverso il football si impara anche a vincere senza credersi Dio e a perdere senza considerarsi una nullità.

Nello scrigno di pietre preziose non poteva mancare il giornalista torinese Carlin Bergoglio, vignettista del Guerin Sportivo. Si debbono a lui, nel 1928, le simbologie animali usate per distinguere le squadre di calcio. Scopriamo la passione di Paolo Conte per il Milan del Gre-No-Li (anni 50), “un congegno di classe ed intelligenza indescrivibile”, come ebbe a sottolineare l’autore di “Sudamerica”. La voce Medioevo ha dato a Tarantino l’occasione per parlare di Gianni Brera in un modo non scontato. Non mancano i riferimenti al cinema di oltre 40 anni addietro, a partire da “Arancia Meccanica” di Kubrick.

Tra le tante chicche del libro, il riferimento al film “Figurine”, uscito nel 1997. Un lungometraggio ambientato nella Genova di fine anni 60. La storia di un bambino (Alberto) con la grande passione per il Genoa e le figurine. Nella parte del nonno veterocomunista c’è Enzo Jannacci. L’unica figurina mancante nell’album del protagonista è quella di Bertazzoli del Lanerossi Vicenza. Tarantino ci ricorda anche la storia dello sponsor Retequattro sulle maglie del Milan, nell’estate del 1984. La società rossonera, allora presieduta da Giuseppe Farina, lo utilizzò per poche partite, passando poi ad Oscar Mondadori. Sia il canale televisivo sia la casa editrice, poco tempo dopo, vennero rilevate da Silvio Berlusconi che nel febbraio ’86 acquisì anche il Milan.

Il calcio come mistero senza fine bello, dove la memoria, citando Edmondo Berselli, è l’unica cosa che conta in questa valle di lacrime. Tarantino, citando lo scrittore argentino Roberto Fontanarrosa, ci rammenta che “l’unico calcio che vale è quello che uno conserva nei ricordi”. Come il gol dell’argentino Aldo Pedro Poy, bandiera del Rosario Central, autore nel dicembre ’71, nella semifinale del campionato nazionale, di una rete di testa nel derby contro il Newell’s Old Boys. Un gol ribattezzato “la palomita” che da allora, ogni anno, l’autore ripropone su richiesta dei tifosi in un qualcosa a metà, come sottolineato da Tarantino, tra icona pop e rappresentazione teatrale.

Il libro, arricchito dalla prefazione di Italo Cucci, si chiude con un’appendice, altrettanto interessante, intitolata “Quando si dice ultras”. Calciopop è un testo consigliato a tutti gli amanti di Futbolandia, l’arcadia dei nostri ricordi calcistici più belli.

Sertac

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