L’iniziativa di Emanuele Sapuppo che gira l’Italia in monopattino.
Riceviamo e pubblichiamo da Ilaria Solazzo (giornalista e blogger).
Emanuele Sapuppo ci ha abituati alle sorprese, e noi ben lieti le accogliamo. Il barattatore di libri che gira l’Italia in monopattino, come fosse un San Francesco 2.0, si è spogliato di una serie di “artifici” che lo facevano stare male: un posto fisso che non sentiva più suo, schemi, convenzioni e luoghi comuni che lo appesantivano psicologicamente ed è uscito dal suo “habitat” per mettere alla prova se stesso a 360 gradi.
Emanuele, non solo ha gettato alle ortiche un importante posto fisso, ma ha anche distrutto una carriera artistica come attore teatrale, abbandonata nonostante il successo sempre più crescente. Tutto è cominciato nel 2015: una serie di pensieri messi nero su bianco che sono diventati un libro “Il risveglio di Iacopo Canegatti” che ha portato in giro per l’Italia nel suo zaino, per farlo conoscere e farsi conoscere.
“Avevo una famiglia, un buon lavoro e una bella macchina – spiega Emanuele – insomma tutto quello che apparentemente avrebbe dovuto rendermi soddisfatto e sereno. Vivevo, invece, di illusioni incorniciate in una sorta di “confort zone” che mi era sempre più stretta. Mi sentivo come un topo in trappola e non sapevo come uscirne fuori”. In tanti si staranno domandando: “Cos’è il viaggio per Emanuele?”. Bhe, è in primis, un evento di movimento, un’azione nello spazio e nel tempo: un qualcosa che accade a livello del mondo empirico.
Partire alla scoperta di qualcosa di insolito che non ci appartiene. Paesaggi mai scrutati, culture lontane e differenti, suoni, odori, sapori mai provati prima. Il viaggio, per Sapuppo, è uno scambio tra ciò che portiamo e quello che raccogliamo altrove, dove speriamo di trovare pezzi di noi, sparpagliati per il mondo. Riconoscersi magari in un panorama, in un motto ancora mai espresso, persino in un volto ignoto o in una vicissitudine che ci porta al limite, a varcare i confini di ciò che credevamo di conoscere, ad oltrepassare la propria consapevolezza.
Il nostro super eroe, da anni viaggia oramai il lungo ed in largo per l’Italia… e non solo, alla ricerca della verità. Una veridicità che prima di essere raggiunta lo porta a dover bussare a tante porte differenti. Per molti Emanuele è, persino, una sorta di cartone animato, ricorda un pò il dolce Calimero, quel simpatico pulcino tutto nero sempre con in spalla il suo sacchetto magico. Perché si parte? Sempre per cercare qualcosa. Emanuele Sapuppo parte dalla capitale, dirigendosi, nei vari monasteri più belli d’Italia presenti nel meridione, per barattare libri in cambio di Amore.
Impariamo ad amare, ritorniamo ad amare: solo agendo con Amore la nostra vita si arricchirà e si riempirà di tutta la bellezza del mondo. Quel che oggi sta venendo a mancare, nei confronti dei bambini e dei giovani, da parte degli adulti, non è solo un progetto educativo, ma anche e soprattutto un sano amore per la vita, un esempio quotidiano di come la si sappia apprezzare e ringraziare per tutte le cose buone che ci offre e per la meraviglia con cui ci sorprende e ci riempie di stupore e ammirazione. È troppo facile dirle grazie per le cose buone e maledirla, subito dopo, per quelle cattive: non è degno di una persona che possieda il senso della giustizia, perché equivale a dire che si è disposti a riconoscere solo i beni immediati, evidenti e pratici, senza tener conto che, per crescere e maturare, c’è bisogno anche delle prove, delle difficoltà, dei passaggi stretti e difficili, senza i quali si rimane degli eterni bambocci.
Oltre a ciò, bisogna sempre ricordare che il bene immediato ed evidente non è sempre il nostro vero bene; talvolta può essere un bene solo fallace, che prepara o favorisce le nostre cadute; mentre, alle volte, un male, o quello che ci sembra un male, non è che preparazione ad un bene futuro e, in ogni caso, è quanto serve perché noi impariamo ad apprezzare le cose buone nel loro giusto valore. Per il nostro viaggiatore solitario, persino in capo al mondo, ogni viaggio è un cammino dentro se stesso. Le strade, le ore passate ad attendere una meta, l’odore di una stanza che non lo appartiene, lo conducono a provare un nodo in gola che è un misto tra l’ebrezza e la paura. Tra le attese e l’ignoto. Come compagni di viaggio lo affiancano spesso pensieri, speranze e nuove persone. Partire e tornare diversi significa impadronirsi di un altro sguardo, raccontare con parole sconosciute lo stesso ricordo e scoprirsi come fenici risorte dalle proprie ceneri. Si augura di trovare nei vari monasteri del sud Italia quella pace che ognuno di noi si auspica sempre.
Ilaria Solazzo
Giornalista e Blogger
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