Prosegue la serie di ricordi legati al calcio tra Portopalo e Pachino.
di SERGIO TACCONE. Se a Portopalo chiedete di Giovanni Scala, ti rispondono: ottimo giocatore e grande atleta, protagonista negli anni ‘60 e ‘70 del football locale (e non solo) prima della partenza in Germania, in cerca di un futuro migliore che la terra natia non poteva assicurargli. Un grande giocatore, la freccia che agiva sull’ala sinistra, capace di decidere tante partite, veloce come una gazzella e astuto come un leopardo.
Imprendibile, quando partiva palla al piede per fermarlo bisognava sparargli. Lucidità sotto porta e buone doti tecniche: erano queste le sue caratteristiche principali. In provincia lo conoscevano anche per la miriade di trofei di atletica leggera, vinti sulla breve distanza dei cento metri. “Ho tantissime coppe e medaglie a casa”.
Ha indossato la maglia del Pachino e della Pachinese, ha militato con l’Avola e il Floridia. Poi l’approdo ad Anzio, arrivando fino alla serie D dopo aver concluso il servizio militare. Livelli che hanno superato nettamente il contesto paesano. Ad Ispica, ancora oggi, c’è chi si ricorda delle sue imprese in campo con la squadra spaccafornara.
Nell’estate di nove anni fa incontrai Scala a Portopalo, durante una serata amarcord sul calcio locale. Per convincerlo a salire sul palco fu necessario insistere. Giovanni è un tipo semplice, alle prese con gli acciacchi dell’età che avanza inesorabile. Giunto lentamente sul palco, cominciò a parlare con la voce rotta dall’emozione, rievocando gli anni della sua giovinezza. E’ uno dei portopalesi emigrati in Germania e come tutti gli emigrati palesa un attaccamento verso la terra natia superiore rispetto a coloro che hanno trascorso la loro esistenza sempre in Patria.
Quante sfide negli anni 60 con squadre della vicina Pachino. Partite sempre molto combattute dove spesso a vincere erano quelli di Portopalo, grazie ai gol di Giovanni Scala. Mi svelò, con gli occhi simili a quelli di un bambino privo di malizia, un piccolo mistero: la scomparsa di un paio di scarpette da calcio appartenenti al portiere Gino Di Frenna, soprannominato Ginulfi.
“Quelle scarpe le presi io per amore di giocare una partita decisiva. Non potendo comprarne un paio, colsi l’occasione di appropriarmi di quelli di Gino, che era più grande di me ma calzava il 35, il mio stesso numero di piede”. Di Frenna si ritrovò senza scarpe e per tanto tempo non seppe che le avevo prese io”. Come andò a finire la partita? Vinse la squadra portopalese e Giovanni Scala fu il migliore in campo. Il passaggio del tempo ha trasformato la sua umiltà in tenerezza. In una sua foto, in cui è ritratto con il pallone sotto il piede destro, si nota una vaga rassomiglianza con il campione del Torino Gigi Meroni. Velocità ed ottimo controllo di palla sono state le frecce del suo arco calcistico.
Quanto tempo è passato da quando Giuanni giocava a pallone a certi livelli. I ricordi cominciano a farsi più sfumati ma rimangono, eccome. Memorie di cuoio di chi rappresenta una parte significativa di quella storia del calcio portopalese che merita di essere raccontata. A futura memoria, se la memoria ha un futuro.
Sertac
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